Dal 2 marzo al 6 giugno prossimi al Centre Pompidou di Parigi andrà in scena una mostra antologica di Giorgio Griffa con opere dal 1969 al 2021. La pittura di Griffa è fatta di linee, punti e segni che non sono delimitati da un disegno precostituito ma nascono dal libero scorrere del pennello sulla tela. Griffa cioè non abbandona la pittura ma esegue una sorta di destrutturazione della stessa. Questo modo di dipingere di Giorgio Griffa data dalla metà degli anni '60 e al contrario dei "poveristi", coetanei, amici o conoscenti, privilegia la pittura cioè il fare con i colori ed il pennello. Egli appartiene alla schiera di artisti di spessore che vivono di momentanea notorietà e poi si inabissano oppure che vivono in ombra per lunghi periodi per poi essere scoperti dal mercato e dalla critica. Griffa appartiene a quet'ultima categoria in quanto il movimento che sposa, quello della Pittura Analitica, ha un lungo periodo di sonno dalla fine degli anni '70 a metà degli anni '2000. Abbiamo detto che l'opera di Griffa si compone di linee, più o meno marcate, di punti e di segni, l'arabesco, che sono come le note su un pentagramma che prese singolarmente non dicono niente ma nel loro insieme costituiscono l'armonia dell'opera.
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