Lucio Fontana nascein Argentina, a Rosario di Santa Fé, figlio di italiani. Dopo gli studi, compiuti in Italia, Fontana torna in Argentina dove collabora con il padre, scultore e architetto, nella realizzazzione di monumenti funebri. Nel 1927 torna in Italia e si iscrive all'Accademia di Brera dove segue il corso di scultura di Adolfo Wildt. Si diploma nel 1930 ed intraprende subito l'attività di scultore che lo porta ad essere presente alla Biennale di Venezia dello stesso anno. Nel 1931 espone alla Galleria del Milione di Milano continuandovi a esporre negli anni seguenti con una certa regolarità. In questi anni si lega al gruppo degli astrattisti lombardi e al movimento internazionale "Abstraction-Création". Nel 1939 ritorna in Argentina dove nel 1946 pubblica il suo "Manifiesto Blanco" nel quale getta le premesse dello Spazialismo che svilupperà dopo il ritorno in Italia nel 1947. Infatti nel 1947 pubblica il primo "Manifesto dello Spazialismo" che è sottoscritto da Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo e Milena Milani. Seguono poi altri manifesti sullo Spazialismo toccando tutte le forme artistiche finanche la nascente televisione. Le idee si concretizzano con la presentazione delle opere alla Biennale di Venezia del 1948 e alla Galleria del Naviglio nel 1949, dove il primo "Ambiente Spaziale" mostra il superamento dei confini tra pittura , scultura ed architettura e il loro fondersi nel " Concetto spaziale dell'arte". In questo periodo Fontana opera i primi buchi nelle tele e realizza il neon di grande dimensione che presenta alla Triennale di Milano del 1951. In anni recenti il neon è stato rifatto e campeggia sul soffitto della sala più alta del Museo del Novecento di Milano, visibile anche da Piazza Duomo. Nel 1958 è presenta alla Biennale di Vernezia e nel 1959 alla Galleria del Milione presenta il primo ciclo dei "Tagli" dove con il gesto del taglio della tela Fontana apre l'opera alla terza dimensione, cioè allo spazio. In seguito incolla sulla tela dei cocci di vetro variamente colorati dando alle opere un sapore di barocco. Seguono quindi i cicli dei Teatrini, delle Nature, delle Fine di Dio, degli Ambienti spaziali, portati avanti fino alla morte avvenuta nel 1968.
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Lo Spazialismo si identifica con Lucio Fontana che ne fissò i presupposti nel suo "Manifiesto Blanco" del 1946 quando ancora viveva in Argentina. Sebbene altri artisti, come Roberto Crippa, aderirono allo Spazialismo, Fontana resta l'indiscusso maestro di questo movimento, gli altri artisti che ne appresero i principi sono definiti con il termine di postspazialisti tra i quali annoveriamo sopratutto Paolo Scheggi e Vanna Nicolotti. Presupposto dello Spazialismo è che la tela può avere una terza dimensione pur restando una superficie piatta. La terza dimensione più che fisica è una dimensione mentale, lasciata all'immaginazione o al sentire interiore dello spettatore. L'origine risale a quando Lucio Fontana era bambino e andava a sbirciare l'interno delle chiese attraverso le porte socchiuse, vedendo poco ma immaginando molto. Da qui l'origine dei tagli sulla tela che, tranne i primi, hanno i lembi piegati all'interno della tela per favorire l'attrazione dello spettatore dallo spazio incognito che il taglio crea.
Nel 1951, durante un convegno alla Triennale di Milano, Fontana definiva lo Spazialismo in questi termini: " un'arte basata sull'unità del tempo e dello spazio. Gli spazialisti creeranno negli spazi e attraverso gli spazi le nuove fantasie dell'arte. Concepiamo l'arte come una somma di elementi fisici, colore, suono, movimento, tempo, spazio, concependo un'unità fisico-psichica, colore l'elemento dello spazio, suono l'elemento del tempo e il movimento che si sviluppa nel tempo e nello spazio. Sono le forme fondamentali dell'arte spaziale"
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