Lucio del Pezzo, napoletano di nascita (1933) e di formazione,dopo il diploma presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è tra i fondatori del Gruppo 58 , su invito di Enrico Baj, nel 1960 si trasferisce a Milano dove tiene una prima personale alla Galleria Schwarz. A partire dagli anni '60 lavora tra Milano e Parigi dove abita nel vecchio studio di Max Ernst. Nel 1961 espone negli Stati Uniti vincendo il Carnegie International Award. Nel 1964 espone alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia, dove nel 1966 è invitato con una sala personale con la presentazione di Gillo Dorfles. Le prime opere di Lucio Del Pezzo hanno visto fondersi la cultura popolare partenopea con esperienze informali e neodadaiste. Successivamente si è rivolto alla realizzazione di quadri-sculture di carattere neometafisico in cui alle forme geometriche si affiancano rimandi enigmatici, mitico-rituali, con, comunque, un'attenzione al linguaggio pop. Degna di nota è la retrospettiva del 1974 alla Rotonda della Besana di Milano curata da Guido Ballo. Nel 1977 ritorna definitivamente a Milano intraprendendo anche il lavoro di scenografo, mentre nel 1984 gli viene assegnata la cattedra di "ricerche sperimentali sulla pittura" alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Dopo la grande mostra a Mosca al Palazzo dell'Arte del 1988 e a quella della Casa del Mantegna di Mantova del 1994, nel 2000 l'Istituto Mathildenhöhe di Darmstadt organizza la prima retrospettiva dell'opera di Lucio Del Pezzo in Germania. A Napoli nel 2001 esegue quattro grandi rilievi ceramici e una scultura in bronzo per due stazioni della metropolitana e in contemporanea gli viene organizzata una mostra antologica al Castel dell'Ovo. Nel 2008 alcune opere entrano a far parte della collezione della Farnesina a Roma. Dal 1960 ad oggi intesa è l'attività espositiva di Lucio Del Pezzo sia in gallerie private che in spazi pubblici nonchè l'attività di scenografo. Gli elementi che costituiscono l'arte di Lucio Del Pezzo sono degli oggetti, cioè piccole sculture in legno, che egli distribuisce sulla superficie dell'opera che generalmente è una tavola. Questi oggetti sono una rappresentazione solida dei ricordi e degli interessi culturali dell'artista o frutto delle sue conoscenze. Per esempio la sfera ed il cerchio sono simboli di perfezione, il triangolo è la rappresentazione piana del numero tre, il numero definito perfetto dalla Scuola Pitagorica del 1° secolo avanti Cristo, le figure assonometriche sono un rimando alla sua passione per il disegno. Naturalmente non tutti i segni sono di facile comprensione per cui risulta inutile dilungarci in quanto non tutto quello che qualsiasi artista stende sulla tela può essere spiegato, forse neanche dall'autore. Tutti questi oggetti Lucio Del Pezzo li ordina in due filoni, quello delle mensole e quello dei casellari. Le mensole solo costituite da una mensola e su questa sono appoggiate gli oggetti. Lo sfondo generalmente è dorato per cui queste opere sono come degli altari laici, lo sfondo a ricordarci i fondo oro delle pale rinascimentali e gli oggetti i candelabri. L'altro filone è quello dei casellari dove Lucio Del Pezzo costruisce sulla tavola di fondo dei quadratini in legno in rilievo sul fondo e dentro questi quadratini vi sistema gli oggetti di cui abbiamo parlato. In pratica l'artista intende ordinare il caselle le sue memorie come si fa con le cartelle del desktop dei computer. Notevole e piuttosto intenso è il suo curriculum di esposizioni sia in Italia che all’estero, in galleria private e in spazi pubblici. In questo panorama espositivo vanno segnalate la prima personale a New York nel 1961 e quella di Parigi del 1968 la partecipazione alla XIII triennale di Milano del 1964 dove con Baj e Fontana realizza "Il Labirinto del tempo libero", gli inviti alle due Biennali di Venezia , la XXXII del 1964 e la XXXIII del 1966, quest’ultima con una sala personale. L'ultima mostra la fa presso la Galleria d'Arte L'Incontro di Chiari (BS) dal 7 dicembre 2019 al 7 febbraio 2020. Lucio del Pezzo muore il 12 aprile 2020.
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La Pop Art, abbreviazione inglese del termine "popular art", è una corrente artistica nata a cavallo degli Anni '60 negli Stati Uniti e poi diffusasi in Europa, e non solo, in forme e declinazioni nazionali. La Pop Art negli Stati Uniti non è altro che una riproduzione, in termini ironici e deformati, dei simboli della civiltà dei consumi, solitamente pubblicità di beni di uso comune o rappresentazione di personaggi iconici, soprattutto degli Anni '60. In altre aree geografiche, come in Italia, assume un significato diverso inteso come "arte del popolo" in quanto prende spunto dal fascino che l'arte classica esercita sulle persone comuni e che l'artista reinterpreta a beneficio di tutti. Figure di spicco furono Roy Lichtenstein e Andy Warhol negli Stati Uniti e Tano Festa e Franco Angeli in Italia