Biografia
Alighiero Boetti nasce a Torino il 16 dicembre 1940 da padre avvocato e mamma violinista. Il padre abbandona presto la famiglia per cui la madre se ne deve fare carico facendo lavori anche umili scordando la carriera di promettente violinista. Trascorre la gioventù tra studi svogliati e piccoli commerci ma frequentando musei e gallerie. Soggiorna a Parigi per qualche anno par poi tornare a Torino in un piccolo appartamento-studio dove, a metà degli anni ’60, inizia a disegnare apparecchi industriali e in questi disegni inserisce delle lettere ben nascoste, presagio di quel tipo di arte per la quale è poi identificato. Passa poi dalla carta agli oggetti che espone da Cristian Stein ma che sono comunque sconosciuti al pubblico. In quegli anni fa mostre personali, oltre che da Stein, presso La Bertesca di Genova e da Toselli a Milano. Partecipa inoltre a tutte le mostre collettiva del movimento “ Arte Povera” per poi distaccarsene nel 1971 per il sopraggiunto raffreddamento con gli altri artisti del movimento. In effetti, anche se spesso Boetti viene classificato come un esponente dell’Arte Povera, di lui si può parlare come di un artista concettuale. Questa affermazione risalta già dalle prime opere come quella denominata “Gemelli“ , che è un fotomontaggio di due foto dell’artista uguali e che gli diede lo spunto di firmarsi “Alighiero e Boetti”. Come pure il lavoro denominato “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione” processo mentale trasferito con dei segni su fogli quadrettati, decisamente incomprensibile. La definizione di “artista concettuale” prende forza man mano che prosegue nel suo lavoro che sovente viene realizzato da altri su istruzione dello stesso Boetti, come saranno per esempio le “Cartoline”, le “Faccine”, gli “arazzi”, le “Mappe”. Per realizzare gli arazzi e le mappe dal 1971 Boetti fa lunghi soggiorni in Afghanistan a Kabul, dove apre anche un hotel con una sola stanza, facendo realizzare gli arazzi dalle ricamatrici locali. Nel 1972 si trasferisce definitivamente a Roma a Trastevere per poi traslocare in seguito in via del Pantheon dove prende spunto dai suoi appunti e disegni per dare alle stampe il libro “Accanto al Pantheon”. In seguito all’invasione sovietica del 1979 dell’Afghanistan, trasferisce la lavorazione degli arazzi in Pakistan a Peshawar utilizzando le donne afghane che vi si erano rifugiate. Negli anni ottanta e fino alla sua morte il lavoro prosegue con un ritmo forsennato di mostre e nuove invenzioni come il ciclo “La natura, una faccenda oscura”, il ciclo “Tutto”, i mosaici in ceramica, i “Calendari” per finire con la scultura-fontana denominata “Autoritratto” realizzata presso lo studio di Arnaldo Pomodoro quando egli era già molto malato ma, malgrado questo, si sottopone a una intera giornata di pose vestito e imbrattato di vernice separante per il calco della fusione. Intensa fu l’attività espositiva di Boetti sia in Italia che all’estero a partire dalla collettiva di Berna del 1969 “When attitudes became form” proseguendo con la galleria Weber, Sperone, Stein, MOMA, Centre Pompidou, Kunsthalle Düsseldorf, etc e le tre Biennali di Venezia, 1972, 1980, 1990. Boetti muore nella sua casa di Roma il 24 aprile 1994.
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L'Arte Concettuale si prepone il superamento della pittura-pittura a favore della pittura-idea o pittura-concettuale. In altre parole nell'Arte Concettuale è più importante la fase di gestazione dell'opera e la programmazione della sua esecuzione. Risulta quindi un'arte pensata, ragionata piuttosto che sentita. L'esecuzione diventa un fatto di puro assemblaggio di oggetti che formano l'opera. Naturalmente l'aspetto visivo non scompare del tutto in quanto tracce di pittura si riscontrano sovente tra gli autori, ma sono tracce di pittura messe in un determinato ordine che scaturisce dal pensiero dell'artista. Precursore dell'Arte Concettuale è ritenuto Marcel Duchamp con il suo celebre "orinatoio". Attualmente tra i maggiori artisti dell'Arte Concettuale annoveriamo Emilio Isgrò con le sue conosciutissime Cancellature.
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