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Victor Vasarely

Biography

1906 Nasce a Pécs, Ungheria. 1925 Studia medicina a Budapest, poi cambia e intraprende studi artistici. 1927 Segue una formazione artistica in una scuola privata, l’Accademia Podolini-Volkmann. Primi disegni pubblicitari. 1929 Studi presso la scuola Mühely di Budapest (l’Atelier), diretta da Sandor Bortnyik su modello del Bauhaus, che si riveleranno più tardi decisivi per i suoi lavori. Durante questo periodo scopre l’arte astratta e le diverse tendenze del Costruttivismo. Prime astrazioni geometriche, tra le quali Studio blu e Studio verde. 1930 Si stabilisce a Parigi e si sposa con Claire Spinner che ha conosciuto al Mühely. 1931 Comincia a lavorare per diverse agenzie di pubblicità, tra cui Havas. Ingaggia degli assistenti per realizzare i suoi progetti. Sogna di fondare una scuola ispirata al Bauhaus, ed elabora un metodo didattico con delle schede di esercizi per l’apprendimento delle diverse tecniche grafiche. Prime ricerche sistematiche sugli effetti ottici della grafica, sperimentazioni con striature, reti lineari, motivi a scacchi. Vasarely chiamerà successivamente questi studi grafici il “repertorio fondamentale” della sua opera. Nascita di suo figlio André. 1934 Nascita di Jean-Pierre, il suo secondo figlio, che, più tardi, da artista, assumerà lo pseudonimo di Yvaral. 1940 Conosce Denisé René, con la quale collaborerà fino al 1975. 1942 Si stabilisce a Saint-Céré (Lot), dove resterà due anni, periodo durante il quale si interesserà sempre più alla pittura, influenzato da quella di Paul Klee, Josef Albers, Antoine Pevsner e Sophie Taeuber-Arp. 1944 La galleria Denise René apre a Parigi con la partecipazione di Vasarely; vi esporrà a più riprese le sue opere. Prima mostra di disegni, di studi grafici e di lavori pubblicitari alla galleria. Fase di quadri a olio di influenza cubista, futurista e surrealista, che definì successivamente “fausses routes ” (false strade). 1947 Soggiorna a Belle-Isle e nel villaggio di Gordes nel dipartimento della Vaucluse, che rappresentano tappe importanti nel suo percorso artistico. Periodo “Belle-Isle” (1947-1958), con opere che segnano il debutto di un vero e proprio percorso astratto e l’elaborazione di un linguaggio geometrico personale; analisi della visione steroscopica, lavoro sulle irritazioni ottiche, sulle immagini mobili, sulla prospettiva assonometrica. 1951 Trasferimento ad Arcueil. Periodo “Nero e bianco” e realizzazione di Omaggio a Malevič (1952-1958) che segna la svolta di Vasarely verso l’arte cinetica. Mostra di Fotografismi, ingrandimenti dei suoi disegni in bianco e nero, esposti presso Denise René in occasione della mostra Forme e colori. Primi Quadri cinetici profondi, composizioni in bianco e nero su fogli di plexiglas. 1954 Realizza la sua prima “Integrazione architettonica”, opera murale in ceramica di 100 m² nel campus dell’università di Caracas, Venezuela, costruito dall’architetto Carlos Raúl Villanueva, che lo aveva invitato. 1955 Mostra Il movimento alla galleria Denise René, su iniziativa di Vasarely, con oggetto il movimento nell’arte astratta, e che riunisce, accanto ad opere di Duchamp, Calder, Man Ray e dello stesso Vasarely, le opere di Soto, Pol Bury, Tinguely, Agam e Jacobsen. In questa occasione pubblica il Manifesto giallo, dove enuncia il concetto di "plastico cinetico". La mostra Il movimento consacra l’inizio dell’Arte Cinetica e allo stesso tempo lancia la carriera di Agam, Pol Bury, Soto e Tinguely, oltre ad aumentare la reputazione della galleria Denise René. Vasarely partecipa a numerose mostre internazionali, che lo consacrano a livello mondiale, tra cui: 50 anni d’arte moderna (Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1958), che si è tenuta in occasione dell’Esposizione universale; Inaugural Selection (Guggenheim Museum, New York, 1959); e numerose partecipazioni alla Documenta di Kassel tra il 1955 e il 1968. Espone anche individualmente in tutto il mondo, in particolare presso il Museo Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires (1958), alla Hanover Gallery di Londra e alla Pace Gallery di New York (1665), alla galleria Der Spiegel a Colonia (1959). 1959 Deposita un brevetto per il sistema dell’”unità plastica”, elemento pittorico fondamentale composto da un quadrato nel quale è inserita una figura geometrica colorata, e che permette una produzione di serie delle opere grazie a delle unità pittoriche prefabbricate e a programmi realizzati in atelier da assistenti. A partire da questa combinazione di colori e forme Vasarely realizza una serie di opere intitolate Folklore planetario, Permutazioni, Algoritmi. Numerose opere di Vasarely vengono scelte per le copertine di giornali e riviste, tra cui quella per il primo numero della rivista belga Quadrum, pubblicata a Bruxelles nel 1956. Espone i suoi Quadri cinetici alla galleria Denise René. 1960 Sostiene la fondazione del GRAV (Gruppo di Ricerca Arti Visive), al quale prende parte suo figlio Yvaral, accanto a Julio Le Parc, Horacio Garcia-Rossi, François Morellet, Joël Stein e Francisco Sobrino. Mostra personale al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles su invito di Pierre Jeanglet. Nascita di suo nipote Pierre. 1961 Si trasferisce ad Annet-sur-Marne. 1963 Mostra L’unità plastica presso il Museo di Arti Decorative di Parigi. 1964 Riceve il premio Guggenheim a New York. Numerose personali, tra cui: Kunsthalle (Berna, 1964), Pace Gallery (New York, 1964), Brook Street Gallery (Londra, 1966) e Sidney Janis (New York, 1966). Periodi architettonici, a partire dal dado assonometrico e del cubo di Keplero, con opere quali Omaggio all’Esagono, seguite dai periodi “Tridim”, e “Bidim”. 1965 Partecipa alla mostra collettiva The Responsive Eye, organizzata da William C. Steitz, presso il Museum of Modern Art di New York ed allestita in collaborazione con la galleria Denise René e l’artista George Rickey; questa mostra consacra così la fama internazionale di Vasarely come padre e maestro dell’Optical Art. Gran Premio della 5a Mostra Grafica Internazionale a Lubiana e dell’8a Biennale d’Arte di San Paolo. Promosso Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere. 1967 Nuove integrazioni architettoniche: Politecnico di Essen (1965), Padiglione francese per l’Esposizione Universale di Montréal (1967), anello di Grenoble in occasione dei Giochi Olimpici Invernali (1968). Periodo “Vega”, il cui principio si basa sull’illusione delle forme molto amplificate che giocano sulla deformazione delle linee per creare dei volumi, e “Vonal” le cui composizioni stereoscopiche si basano sul tratto. 1970 Inaugura il museo didattico di Gordes. Promosso Cavaliere della Legione d’Onore. Nuove integrazioni architettoniche: stazione Montparnasse a Parigi (1971), facciata dell’emittente radio RTL rue Bayard a Parigi (1971). 1976 Inaugura la Fondazione Vasarely ad Aix-en-Provence (riconosciuta di interesse pubblico nel 1971), di cui ha fatto il progetto e finanziato la costruzione, e che sarà destinata a materializzare la sua visione architettonica della città consacrata alla teoria e alla ricerca. Esegue il grande ritratto in altorilievo di Georges Pompidou, che sarà installato presso il Centre Pompidou a Parigi, in occasione della sua apertura. Inaugura il Museo Vasarely a Pécs, nella sua casa natale ungherese, e al quale donerà numerose opere. 1983 Viaggio attraverso gli Stati Uniti, dove tiene numerose conferenze. 1984 Crea delle decorazioni per il Tannhaüser di Wagner all’Opéra di Parigi, sotto la direzione di Istvàn Szabo. 1987 Inaugura il Museo Vasarely presso il castello Zichy di Budapest, al quale effettuerà numerose donazioni. 1990 Promosso Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito. 1997 Muore a Parigi.

Victor Vasarely - Arte Programmata

L’Arte Programmata o Cinetica è un movimento artistico internazionale che ha lasciato un segno indelebile nell’arte del Novecento. Umberto Eco utilizza il termine “Arte Programmata” per presentare la storica mostra alla Olivetti di Milano nel 1962, organizzata da Bruno Munari. Il grande critico Giulio Carlo Argan la definisce invece “arte gestaltica”, mentre Lea Vergine ne sancirà definitivamente l’importanza in Italia descrivendola come l’Ultima Avanguardia, nella omonima retrospettiva a Palazzo Reale di Milano nel 1984. L’Arte Programmata o Cinetica ma anche l’Arte Optical hanno una genesi comune: nascono dallo studio innovativo, da parte degli artisti, dei meccanismi della visione, dei fenomeni ottici e luminosi, in linea con i progressi scientifici dal Dopoguerra in poi. In tutto il mondo sia l’informale che l’astrattismo in pittura non soddisfano più la ricerca dei giovani artisti. Guardando a Marcel Duchamp, al Futurismo - o a esperienze più recenti come le ricerche di Bruno Munari, che già negli anni ’30 realizza le Macchine inutili, e pubblica il Manifesto del macchinismo nel 1952 - si vuole riuscire a creare opere che coinvolgano davvero lo spettatore, dal punto di vista visivo ma anche psicologico, e superare definitivamente il concetto di arte come rappresentazione ed espressione: finalmente l’arte diventa esperienza, e poi sarà addirittura ambiente. Di non secondaria importanza, è anche la spinta dei nuovi artisti a lavorare in gruppo, nascono così aggregazioni di artisti che cercano di superare l’individualismo della figura dell’artista: in Italia il primo sarà il MAC – Movimento Arte Concreta (formatosi intorno a Munari stesso) e in seguito il Gruppo T a Milano e Gruppo N a Padova. Importante per gli artisti italiani sarà l’esperienza di Azimuth, galleria e rivista animate da Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Sebbene non rientrino espressamente nel movimento, le opere innovative, monocrome, anti-figurative dei due artisti – insieme a quelle di personalità loro vicine come Agostino Bonalumi e Dadamaino, saranno importantissime per aprire la strada alle sperimentazioni dell’Arte Programmata. Il movimento d’Arte Cinetica o Programmata si afferma grazie a fermenti contemporanei in tutto il mondo: Gruppo T a Milano, Gruppo N a Padova, GRAV a Parigi, Gruppo Zero a Düsseldorf. In America la tendenza prende il nome di Optical Art o Op-Art (contrapposta alla Pop-art, che domina la scena negli anni Sessanta). A Zagabria il movimento trova un sostenitore nel critico Marko Mestrovic, che organizza le manifestazioni internazionali “Nove Tendencije” (Nuova Tendenza), alle quali partecipano tutti i giovani artisti italiani. Non solo Enzo Mari, Manzoni, Bonalumi e Castellani, ma anche Getulio Alviani sarà fra gli italiani più attivi in “Nuova Tendenza”, che diventerà anche un movimento internazionale. Le opere di Alviani, utilizzando pioneristicamente la lamiera di alluminio trattata, ricercano continue tensioni visive fra riflessione, ambiguità visiva, movimento apparente, luce e vibrazione, utilizzando come “motore” l’interazione visiva del metallo con lo sguardo dello spettatore. Anche Marina Apollonio aderisce al movimento nel 1965, incoraggiata dall’incontro con Alviani, e come quest’ultimo utilizza materiali industriali moderni, per creare opere strutturate che si trasformano in superfici dinamiche (Rilievi metallici a sequenze cromatiche alternate) o che ricercano il movimento apparente con effetti geometrici optical (Dinamiche Circolari). A Milano l’Arte Programmata è ben rappresentata dal Gruppo T, fondato da Davide Boriani e Gabriele De Vecchi a cui si aggiungono Gianni Colombo, Giovanni Anceschi e infine Grazia Varisco. La prima mostra del gruppo — Miriorama 1 — è nel 1960 alla Galleria Pater (Galleria dove in quel periodo esporranno anche Paolo Scheggi e Vanna Nicolotti, con le loro tele tridimensionali di più piani sovrapposti). Il Gruppo T presenta opere in movimento, costituite da meccanismi che le animano, senza più alcun intento rappresentativo. Colombo usa motori per far muovere le sue superfici; in quelle di Anceschi è il liquido colorato che scorre in tubi che può essere mosso dalle mani dello spettatore; mentre le Superfici magnetiche di Boriani sfruttano dei magneti e della polvere di ferro per mettere in movimento l’opera. Grazia Varisco realizza opere mosse da motori meccanici e a luminescenza interna (Schemi luminosi variabili) e strutture in materiali industriali mobili animate da vetro sfaccettato che ne scompone le forme. Dall’idea di opera in movimento attraverso effetti visivi si passa dunque a opere che si muovono effettivamente da sole, o a volte - in aperta rottura col passato - si chiede allo spettatore di azionarle direttamente con le proprie mani. Frequenti scambi e compresenza in mostre vi sono col Gruppo N di Padova, formatosi poco dopo il Gruppo T, per opera di giovani provenienti da studi di architettura e disegno industriale: Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi. Anch’essi recepiscono il nuovo concetto di arte e sono particolarmente attivi nel divulgarlo (ad esempio portando a Padova la mostra " La nuova concezione artistica", della Galleria Azimuth, nel 1960), e accentuano l’importanza dell’impostazione concettuale: la mostra "Nessuno è invitato a intervenire" ne è un esempio lampante. Dal Gruppo N emerge la personalità di Alberto Biasi, animatore del gruppo, che affronta nelle sue opere le tematiche del cinetismo e della percezione visiva, tra le prime opere le “Trame”, in cui studia l’interferenza del movimento dello sguardo su superfici stratificate, e i “Rilievi ottico-dinamici”, strutture lamellari dai cromatismi contrastanti che si “attivano” grazie all’interazione con lo spettatore, che muovendosi si fa fruitore attivo di un’opera in conseguente movimento ottico. Edoardo Landi invece ricerca il coinvolgimento dello spettatore con la stimolazione ottica data da forme geometriche ed elementari, ottimi esempi di composizioni Optical per una ricerca che proseguirà anche negli anni ’70. Il quadro italiano è completato da figure che operano anche in altre città, come Franco Costalonga che conduce una approfondita ricerca sugli effetti ottici nell’opera, come negli Oggetti cromocinetici in cui sperimenterà innumerevoli combinazioni con l’utilizzo di specchi sferici. Costalonga partecipa negli anni ‘60 alla fondazione dei gruppi Dialettica delle Tendenze e Verifica 8+1 con altri artisti veneti in linea con la tendenza internazionale dell’Arte Programmata. Il successo per l’Arte Programmata è testimoniato dall’omonima mostra del 1962 presso il negozio Olivetti di Milano, poi ripetuta nella sede dell’azienda a New York e alla IV Biennale di San Marino (intitolata Oltre l’informale) nel 1963, e sarà sancito definitivamente con l’incredibile successo della mostra The Responsive Eye, organizzata nel 1965 dal MoMa di New York (180.000 visitatori), in cui vennero esposti quasi tutti gli esponenti italiani, da Enrico CasteIlani a Getulio Alviani, dal Gruppo T al Gruppo N, insieme ai più grandi artisti internazionali da Josef Albers a Victor Vasarely.

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Victor Vasarely

Opere non disponibili

Victor  Vasarely - Pauk-Atlo

Pauk-Atlo

Anno : 1969

Dimensione : cm 56,5x56,5

Tecnica : acrilico su tavola

Victor  Vasarely - OB

OB

Anno : 1956/1962

Dimensione : cm 58x38,5

Tecnica : olio su tavola

Autenticazione : Certificazione Fondazione Vasarely

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