Bengt Lindström nasce a Storsjökappel , piccolo villaggio del Norrland, Svezia, il 3 settembre 1925. A pochi giorni dalla nascita il padrino, capo dei Lapponi del luogo, gli amministra il battesimo della terra, facendolo passare tra le radici di un albero morto, al fine di assicurargli la protezione degli dei contro i pericoli della vita.
Il bambino cresce in questa immensa, dura e misteriosa terra coperta di laghi e foreste dove aleggiano le leggende e i miti del Grande Nord.
A dieci anni i suoi genitori lo mandano a scuola a Härnösand, dove intraprende gli studi scientifici e dove inizia a dipingere. Nel 1944 si iscrive alla scuola delle Belle Arti di Stoccolma e nel 1945 si trasferisce alla scuola delle Belle Arti di Copenaghen, presso Aksel Jørgensen. Nel 1946 è a Chicago dove frequenta per un anno i corsi dell’Istituto d’Arte. Nel 1947 giunge a Parigi, presso Fernanad Léger, poi a Montparnasse, all’Accademia André Lothe dove incontra Marie-Louise Boudriot che sposerà nel 1951.
Nel 1949 visita Firenze e Assisi rimanendo affascinato dagli affreschi di Giotto e Cimabue.
Nel 1950 una borsa di studio di un quotidiano svedese gli consente di prendere, nella Valle della Marna, il suo primo atelier. Prima esposizione di gruppo nel 1953 alla Galleria Craven di Parigi. Prima esposizione individuale nel 1954 alla Gummesons Konstgalleri a Stoccolma. A partire da questi anni soggiorna usualmente tra la Francia e la Svezia. Nel 1955 inizia a cimentarsi anche nella litografia.
Nel 1958 espone a Parigi alla Galerie Breteau, dove appaiono per la prima volta le “maschere”, gli “dei” e i “mostri”. Nel 1959 partecipa a “L’Europe nouvelle” a Losanna.
Nel 1961 espone alla Tooth Gallery di Londra in una mostra collettiva e con una personale alla Galerie le Zodiaque di Bruxelles. Nel 1965 espone a Parigi alla Galerie Rive Gauche, a Lilla alla Galerie Nord e a Copenaghen alla Galerie Birch.
Nel 1966 espone al Konstmuseum di Göteborg. Nel 1967 espone al Carnegie Institute di Pittsburgh e alla Galerie Seibu di Tokio. Dal 1968 al 1976 espone annualmente presso la Galerie Ariel per la quale realizza una serie di litografie sulla mitologia scandinava.
Nel 1973 importante retrospettiva di 46 opere al Musée Galliéra di Parigi mentre nel 1976 realizza due edizioni di una scultura in bronzo intitolata “L’enfant sauvage”.
Nel 1981-82 compaiono nuovi temi come i “personaggi-paesaggi”.
Nel 1983 espone a Stoccolma presso l’Historiska Muséet con tele e gouaches aventi per tema gli dei nordici e le walkirie.
Nel 1985 apre uno studio in Spagna nei dintorni di Alicante. Contemporaneamente lavora per l’Opéra di Stoccolma per preparare la scenografia di “Re Lear” di Shakespeare. Su questo tema espone a Barcellona presso la Galleria Sala Gaspar nel 1986. Nel 1987 illustra un libro con Corneille ed espone a Parigi e a Colonia. Nel 1988 viene invitato a Mosca e a Seul in occasione dei giochi olimpici. Negli anni ’90 soggiorna lungamente a Milano, esponendo presso la galleria San Carlo e a Roma presso la galleria L’Indicatore.
Nel 1993 i “Grandi vetri” di Murano sono presentati contemporaneamente in Italia e in Svezia. Nello stesso anno espone a Lisbona presso la Galleria 111 ed in Belgio presso Guy Pieters.
Nel 1994 espone ad Alicante presso la Galleria Italia, realizza due sculture in poliestere, “L’Homme” e “La Femme” ed esegue una serie di vasi e sculture a Murano.
Nel 1995 dipinge una grande tela di 700 m2 ed inaugura una scultura monumentale di 30m di altezza.
Nel 1996 espone presso il museo di Härnösand, in Lapponia del Nord, sul tema degli dei nordici e dei Vichinghi, presso la galleria Guy Bärtchi di Ginevra, presso la galleria Quadrado Azul di Porto, in Portogallo. Realizza in Svezia una scultura in cemento alta 3.5m che viene inaugurata alla presenza del Re e della Regina.
La pittura di Lindström è una pittura materica ispirata ai miti e alle leggende della Lapponia. Le opere di Lindström sono cariche di colore, realizzate di getto e con un furore esecutivo senza pari spinte dai sogni e dalle ossessioni delle leggende del Nord
L'Art Figuratif se réfère au type de peinture qui est simplement la représentation de la réalité qui nous entoure ou qui est censé représenter l'œuvre dans son contexte historique. Souvent, par conséquent, l'œuvre figurative a un sens descriptif, des événements qui se sont produits, ou allégorique. Sous le blocus soviétique, et en partie en Italie, l'art figuratif était très conditionné par des contraintes idéologiques car il devait être compris par les masses et visant à célébrer les succès, généralement présumés, des élites qui gouvernaient ces pays. En Italie, Renato Guttuso s'est distingué en développant une nouvelle langue qui a donné lieu à des œuvres telles que La Vucciria et Caffè Greco. Les artistes étrangers incluent Francis Bacon, Graham Sutherland, Lucian Freud, Otto Dix, George Grosz et d'autres avec une interprétation très personnelle des sujets et la technique picturale